Ci è mai capitato di rincasare dopo una giornata lavorativa esausti? Con mal di testa, mal di schiena e l’unica voglia è quella di andare a letto… Poi il telefono squilla: il nostro migliore amico ci invita (e supplica) ad uscire. Con poca voglia usciamo. E quando rincasiamo siamo pieni di energia, il mal di testa è passato e così allegri che quasi non abbiamo sonno.
Cosa è successo? Sicuramente quando siamo tornati a casa dal lavoro eravamo spossati. Spossati anche perché annoiati dal lavoro (e forse anche un po’ dalla vita). La ricerca dimostra che una delle principali cause della stanchezza è la noia. In uno degli esperimenti in merito, il dottor Barmack assegnò a degli studenti compiti non interessanti. Il risultato? Si stancarono, erano irascibili e si lamentarono di mal di testa, dolori agli occhi e anche mal di stomaco. La scienza medica mostra che quando una persona è annoiata, la pressione arteriosa e il consumo di ossigeno decresce. La noia stanca di più dello sforzo fisico. Lo stesso psicologo Thorndike nei primi del Novecento scrisse: ‘La noia è la vera causa della minore produttività’.
Noi lavoratori intellettuali quando ci stanchiamo di più? Per la quantità di lavoro che facciamo o per la quantità di lavoro che non facciamo (perché interrotti, perché ci capitano imprevisti…)? Cosa ci dice questa esperienza che, purtroppo, tutti noi abbiamo vissuto? La nostra stanchezza è spesso provocata non dal lavoro, ma dall’ansia, dalla preoccupazione del lavoro (quello che noi chiamiamo stress).
Come ci sentiamo quando, invece, stiamo facendo un lavoro interessante e appassionante? Il tempo fugge, siamo pieni di energia e siamo felici, viviamo quell’attività con meno ansia e meno stanchezza. Csikszentmihaly, negli anni ‘70-‘80, ha presentato, e dimostrato, il concetto di flow (flusso). Una persona vive il flow quando è completamente immersa in una attività, focalizzata sull’obiettivo, con una forte motivazione intrinseca, ed è gratificata nello svolgimento di un particolare compito. Possiamo essere così fortunati di fare solo cose che ci piacciono? Si narra che Leonardo da Vinci disse che ‘il vero successo non è fare solo ciò che ci piace, ma tutto quello che facciamo farlo con gioia’. A noi la scelta di affrontare con gioia ed entusiasmo ciò che facciamo, anche quella attività che meno ci piace.
Come rendere interessante un lavoro stupido? Tre possibilità:
- Una segretaria (che chiamiamo Lisa) lavorava per una società petrolifera (a Tulsa, Oklahoma) e per parecchi giorni al mese, doveva fare il lavoro più stupido che ci fosse: riempire delle tabelle con una sfilza di cifre e di statistiche. Era un lavoro noiosissimo, ma lei decise di farselo piacere. Come? Faceva una gara con se stessa. Contava il numero delle tabelle che riempiva ogni mattina e cercava di superare quel numero nel pomeriggio. Contava il totale della giornata e cercava di superarlo il giorno dopo. Il risultato? In breve riuscì a rimpire un numero di quelle odiose tabelle di gran lunga maggiore di qualsiasi altra impiegata del suo reparto. E cosa ne ricavò? Un riconoscimento? No… Ringraziamenti? No… Promozioni? No… Aumento dello stipendio? No… Si evitò la stanchezza alimentata dalla noia. Ebbe uno stimolo intellettuale.
Vogliamo essere come Lisa, evitare la noia creando uno stimolo? A noi la scelta. (Non tutto quello che facciamo al lavoro è divertente). - Il maestro psicologo e filosofo William James (1842-1910) consigliava di agire ‘come se’ fossimo coraggiosi, se volevamo essere coraggiosi, di agire ‘come se’ fossimo felici, se volevamo essere felici. Agendo ‘come se’ il nostro lavoro ci piacesse, alla fine ci piacerà (e ridurrà la stanchezza, il nervosismo e l’ansia). Perché ci piacerà? Per una ‘questione di chimica’: le endorfine. Le endorfine vengono prodotte nel lobo anteriore dell’ipofisi del cervello umano in risposta a determinati stimoli e attività. E come stimolare le endorfine? Ci sono metodi naturali come: ascoltare musica, suonare uno strumento, accarezzare un animale domestico, fare sport… e, al lavoro, possiamo sorridere. Ridere e sorridere, anche forzatamente se serve (e non solo per alcuni secondi), è una delle abitudini più sane che possiamo praticare per aiutare il nostro cervello a rilasciare endorfine. I bambini ridono circa 400 volte al giorno mentre alcuni adulti anche solo 5 volte in un giorno (sicuramente conosciamo qualche adulto che ride poco!). Il sorriso, oltre a rilasciare ormoni, riduce il cortisolo e il ritmo cardiaco (cioè stress). Agire come se fossimo felici sorridendo, aiuta.
- Marco Aurelio scrisse nelle sue Meditazioni (179 d.C.): ‘La nostra vita è quella che i nostri pensieri vanno creando’. Se noi non lo pensiamo, non lo creiamo. Quando ci alziamo al mattino, cosa pensiamo, quali discorsi facciamo tra noi e noi? Pensiamo a quanto noi non valiamo, a quanta fatica faremo oggi o pensiamo a quanto oggi possiamo essere coraggiosi, alla gioia di fare? Possiamo allenare i nostri pensieri e questo renderà il nostro lavoro meno penoso. E non per il capo, per il collega, per il cliente… per noi. Cosa succede al termine della giornata se non troviamo gioia in quello che facciamo?
Possiamo allenarci a vincere i nostri limiti, a creare pensieri per un destino più felice (ed è economicamente più intelligente essere positivi).
A noi la scelta di annoiarci o trovare un modo per farcelo piacere.
Tratto da: Dale Carnagie (2016 edz). Come vincere lo stress e cominciare a vivere. Rizzoli, pp.258-265