‘Nel mio
percorso professionale ho avuto la prova che, per arrivare ad avere un rapporto
sincero e costruttivo con un collaboratore, occorre interessarsi davvero a
lui (o lei). Sembra scontato, ma non è facile per niente, vista la
moltitudine di attività che tocca svolgere durante una giornata.
La
reciproca fiducia si ottiene quando entrambi – il team leader e il singolo
componente della squadra – riescono ad aprirsi, a parlare di se stessi, a
condividere le esperienze. Un manager che guarda lontano e intende costruire
una solida rete intorno a sé, non dovrà sentirsi a disagio nel mostrare i
propri punti di forza e le sue debolezze.
Conoscere
le passioni dei tuoi uomini e delle tue donne, capire quali siano state le loro
esperienze positive e negative, è un punto di partenza necessario per aiutare
il tuo team a crescere e ottenere risultati. Se penserai solo a te stesso, se
nella relazione con il gruppo ti metterai naturalmente al centro
dell’attenzione, è facile che duplicherai quell’atteggiamento. Ecco allora che
i tuoi collaboratori si comporteranno allo stesso modo con i vostri clienti,
con i fornitori e i partner. Di fatto, ti prenderanno a modello pensando che
quello stile di leadership sia vincente. E invece di ascoltare i clienti, si
metteranno a fare un bel comizio sulle proprie doti personali!
Per evitare
allora di duplicare atteggiamenti negativi per il vostro… fatturato, utilizza
i momenti di pausa – un caffè, un aperitivo, qualche evento fuori dal solito
contesto – per conoscere meglio le tue persone e capire in che modo poter
entrare in sintonia con loro. Non puoi neanche immaginare le rivelazioni
positive, sfumature che di solito nel corso della giornata di lavoro (tra la
frenesia del fare e il focus sui risultati) sfuggono. Ricorda che dietro a ogni
persona c’è una storia. Equella storia può essere responsabile dei
comportamenti positivi o negativi delle persone.
Fai in modo
che a loro volta imparino a entrare in rapport[1]
con gli altri. Qualche risata extra non ha mai fatto male allo spirito di un
gruppo, anzi! Soprattutto perché all’interno del perimetro lavorativo molti –
per cultura o per insicurezza – tendono a restare confinati nel proprio
personaggio, mantenendo nascosti i tratti naturali e le caratteristiche legate
al proprio talento. Alcuni si chiudono per difesa (magari reduci da esperienze
negative) o per carattere, altri invece per soddisfare il bisogno di
importanza, ergendosi su un piedistallo con un aplomb decisamente fuori
contesto, senza rendersi conto che il personal branding più efficace di se
stessi è quello basato sulla capacità di entrare in rapport con gli altri.
È importante che tu conosca un po’ meglio i collaboratori, anche dal punto di vista personale. Chi sono veramente, qual è la loro storia di vita, cos’hanno fatto prima di lavorare con te, se hanno famiglia, figli… Ciò non significa diventare tutti dei grandi «amiconi», niente di più sbagliato. Anzi, nei rari casi in cui diventerai amico di un collaboratore, fai attenzione a gestire tutto per il meglio, altrimenti rischi di fare solo grandi danni. Ciò che intendo è di entrare in rapporto personale, possibilmente anche in contesti esterni all’ambiente di lavoro. In questo modo capirai veramente chi hai di fronte. E questo ti aiuterà a dare fiducia, a trovare le leve giuste per far crescere quella persona al meglio’.
Tratto da: Daniela Bonetti, 2019, Team leader – Mentalità, caratteristiche e strumenti per far crescere
reti di persone collaborative, motivate ed efficienti, Mondadori, Milano,
pp.119-121, traduttore Erica Magnaghi.
[1] Il rapport è
qualcosa che avviene prima di cominciare a parlare, a livello inconscio. Quando
ti trovi a tuo agio proprio con quella persona, le componenti di questa magia sono
date appunto da alcune “similitudini” che hanno a che vedere con la fisiologia