Possiamo allenare il nostro cervello ad essere felice?

Felicità: possiamo allenarci ad essere felici? Possiamo allenare il nostro cervello a renderci più felici?

Una convinzione errata è che la nostra genetica, il nostro ambiente o una combinazione dei due determini quanto siamo felici. Certo, entrambi i fattori hanno un impatto. Ma il senso generale di benessere è sorprendentemente malleabile. Ad esempio, le abitudini che noi coltiviamo, il modo in cui interagiamo con i colleghi, come pensiamo allo stress… possono essere gestiti per aumentare la nostra felicità e la nostra possibilità di successo.

Come possiamo sviluppare nuove abitudini positive, utili, efficaci per il nostro benessere?

Allenare il cervello ad essere positivo non è così diverso dall’allenamento dei nostri muscoli in palestra. Recenti ricerche sulla neuroplasticità (l’abilità del cervello di cambiare anche in età adulta) rivelano che quando sviluppiamo nuove abitudini, ‘riscriviamo, ristrutturiamo’ il cervello.

Gli studi di Shawn Achor suggeriscono che impegnarsi in un breve esercizio positivo ogni giorno per un minimo di tre settimane può avere un impatto duraturo.

Quali esercizi possiamo fare?

  • Al termine della giornata, scrivere tre cose di cui siamo stati grati.
  • Scrivere un messaggio positivo a qualcuno della propria rete sociale.
  • Meditare (anche alla scrivania) per due minuti.
  • Fare esercizio fisico per 10 minuti (meglio sarebbe una camminata nel bosco per 15-20 minuti).
  • Due minuti per descrivere in un diario l’esperienza più significativa delle ultime 24 ore.

Questi ‘esercizi’ sono stati provati da alcuni manager che stavano vivendo un ‘brutto periodo lavorativo’,

ogni giorno per tre settimane. Diversi giorni dopo la conclusione dell’allenamento, lo studioso Shawn Achor ha valutato sia i partecipanti a questo allenamento speciale (gruppo sperimentale) sia manager che non erano stati coinvolti in questo progetto (gruppo di controllo) per determinare il loro senso generale di benessere, quanto erano impegnati, quanto tristi…

Su ogni aspetto considerato, i punteggi del gruppo sperimentale erano significativamente più alti di quelli del gruppo di controllo. Quando gli studiosi hanno nuovamente verificato l’efficacia su entrambi i gruppi, quattro mesi dopo, il gruppo sperimentale mostrava ancora punteggi significativamente più alti nell’ottimismo e nella soddisfazione della vita. Il punteggio medio dei partecipanti sulla scala di soddisfazione della vita – una metrica ampiamente accettata per essere uno dei più validi predittori di produttività e felicità al lavoro – si era spostato da 22,96 su una scala a 35 punti prima della formazione a 27,23 quattro mesi dopo: un significativo incremento.

 Possiamo allenare il nostro cervello ad essere felice? Con un rapido esercizio al giorno per 21 giorni!

Tratto da Positive Intelligence di Shawn Achor, 2012

Immagine: Yue Minjun, Laughing Painter, 2003

Come gestire una riunione?

A tutti noi, e non solo ai manager di successo, giunge il momento di organizzare e gestire una riunione… e vogliamo che la nostra riunione non sia una perdita di tempo (né per noi, né per chi partecipa). Perché diciamolo chiaramente… un sacco di incontri (detti anche all’inglese ‘meeting’) sono una perdita di tempo: sono troppo lunghi, sono mal gestiti, non sappiamo perché siamo stati invitati, e sono vaghi.

La buona notizia? Per migliorare le riunioni non c’è bisogno di essere astrofisici!
Sappiamo che la preparazione è la base per una riunione di successo. Come prepararsi?

  1. In primo luogo, sappiamo perché stiamo pianificando la riunione? Avere in mente un obiettivo specifico (cosa vogliamo raggiungere?) ci aiuterà a creare un programma utile
  2. Chi veramente deve essere presente (considerando coloro che prendono le decisioni, i portatori di interesse -stakeholders-, e anche chi può influenzare)? Quando li invitiamo, prepariamoli affinché possano dare un reale contributo.
    Se alcune persone fossero coinvolte nell’argomento, ma non avessero bisogno di partecipare, possiamo chiedere un loro contributo in anticipo e aggiornarle in seguito.
  3. Quando apriamo la riunione esponiamo chiaramente lo scopo della riunione, il tempo di chiusura (meglio se short and sweet) e concentriamo le persone sul compito da svolgere (a volte anche un ‘cronometrista’ può essere di grande aiuto).
  4. Chi modera l’incontro ha il ruolo di mantenere alta la motivazione dei partecipanti e che siano veramente coinvolti alla ‘causa’.
  5. Quando la riunione è finita, prendiamoci qualche minuto per riflettere. Hanno partecipato tutti? Le persone erano distratte? Cosa ha funzionato bene e cosa no? Possiamo anche chiedere feedback ai partecipanti…

Usiamo le nostre riflessioni per continuare a migliorarci per la prossima riunione.

BUONA RIUNIONE ORGANIZZATA A TUTTI-E!!!

Tratto da Why Your Meetings Stink—and What to Do About It di Steven G. Rogelberg