Tecnostress: è la percezione di essere ‘invasi’ dalla tecnologia informatica e dal sovraccarico di informazioni. Noi soffriamo di tecnostress?
Abbiamo parlato di dipendenza da smartphone, e oggi la nostra attenzione è sull’utilizzo delle tecnologie informatiche per lo svolgimento di attività lavorative. È risaputo che incide sul nostro apparato muscolo-scheletrico e osteo-articolari (polsi, dita, collo, schiena…); ci sono anche rischi di natura psico-sociali (aumento del carico cognitivo e dilatazione dei tempi lavorativi all’interno della sfera privata-personale). Quest’ultimi ancor più evidenti se si interagisce con colleghi di altri paesi nel mondo.
I sintomi di tecnostress sono: insonnia, calo della concentrazione, mal di testa, ipertensione, stanchezza cronica…
Come gestire questo stress? C’è un modo?
La PAUSA DIGITALE.
Non è impossibile… in alcune aziende in America si programmano alcuni periodi dell’anno, o un giorno alla settimana, oppure brevi periodi durante la giornata lavorativa nei quali escludere l’uso di tecnologie informatiche.
Chi beneficerebbe di questa PAUSA DIGITALE? Oltre alla salute dei lavoratori, la qualità del lavoro e l’organizzazione aziendale.
Sappiamo che le interruzioni, il passare da una attività all’altra riducono l’efficienza e abbassano il livello di energia. E per il ripristino ci vogliono 15/20 minuti. Ad esempio, le interruzioni frequenti per rispondere alle email in arrivo comportano una rottura nella concentrazione del lavoro in corso e compromettono la qualità stessa del lavoro. Affinché questo non diventi il nostro modo di lavorare, stiamo creando delle ‘finestre’ per rispondere alle email?
Vediamo come alcune aziende stanno gestendo il potenziale tecnostress. Alcuni esempi:
- Volkswagen in Germania, dal 2011, ha deciso, per i dipendenti con un cellulare aziendale, di limitare la gestione delle e-mail fuori dagli orari di ufficio (i server si spengono mezz’ora dopo la fine dei turni e riaccesi trenta minuti prima dell’inizio)
- L’azienda chimico energetica Bayer e E.On. ha stabilito ufficialmente che nel tempo libero nessuno debba ricevere email di lavoro
- In Henkel è stato dichiarato il sabato come giorno ‘mail free’
- In Bmw gli impiegati stabiliscono con i capi le ore di reperibilità extra ufficio e il tempo dedicato a rispondere ad email è considerato straordinario, da recuperare nel corso della settimana lavorativa.
È possibile che ora noi stiamo pensando: da noi non è possibile.
Veramente non è possibile o è un modo per giustificarci-giustificare l’azienda e sentirci importanti?
Possiamo essere noi a iniziare creandoci delle ‘finestre’ di pausa digitale!
A volte l’impossibile è quello che non abbiamo ancora fatto!
Spunti da:
Gianni Alioti (2016). Tecnologie digitali, tecnostress e pausa digitale.
Categorie: self management – stress