Mese: Marzo 2018
Più ore lavoro, meglio è. VERAMENTE???
Quante volte sentiamo… ‘Non ho tempo’… E quante volte abbiamo creduto che un ‘corso giusto’, un ‘sistema giusto’ ci avrebbe aiutato a fare tutto. Ed è un errore. Lo sappiamo! Non possiamo fare tutto. Se, invece, per ottenere di più, dovessimo rallentare il ritmo?
E se la ‘questione’ non fosse gestire il tempo, bensì gestire noi stessi?
Gianluca Gambirasio, alpinista e formatore, propone un ‘test’ per riflettere sul tempo. E potrebbe essere il primo passo per saper gestire noi stessi.
Qui il test.
Esprima la sua opinione rispetto alle affermazioni sotto riportate utilizzando le seguenti opzioni:
1 = decisamente in disaccordo
2 = in disaccordo
3 = né in accordo, né in disaccordo
4 = d’accordo
5 = decisamente d’accordo
Affermazione | Risposta | |||||
1. | Ho una quantità adeguata di tempo libero | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
2. | Riesco a tenere sotto controllo gli imprevisti e le interruzioni | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
3. | Sono puntuale e raramente arrivo in ritardo | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
4. | Sono consapevole che essere una persona disponibile, non significa dire sempre sì. Riesco a dire no | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
5. | Ho una chiara visione degli obiettivi che voglio raggiungere | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
6. | Focalizzo gli sforzi sulle attività prioritarie del mio lavoro | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
7. | Non finisco mai di imparare e di rimettermi in discussione | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
8. | Il primo responsabile del raggiungimento degli obiettivi che mi prefiggo sono io | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
9. | Non lascio che i miei interlocutori mi facciano perdere tempo | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
10. | Il lavoro che faccio mi piace e i soddisfa | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
11. | Ho un documento scritto in cui tengo sotto controllo l’andamento dei miei obiettivi | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
12. | Sono una persona che sa prendere decisioni | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
13. | Riesco a tenere in ordine il mio ambiente di lavoro e gli strumenti che utilizzo | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
14. | Mi capita raramente di sentirmi stanco ed affaticato a causa del lavoro | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
15. | Le difficoltà e i problemi non mi demotivano, anzi mi stimolano a dare il meglio | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
16. | Ho un giusto equilibrio tra il tempo dedicato alla pianificazione e quello dedicato all’azione | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
17. | Riesco quasi sempre a raggiungere gli obiettivi che mi prefiggo | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
18. | Non lascio accumulare il lavoro che occorre portare a termine | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
19. | Ho una lista in cui scrivo e tengo sotto controllo le mie priorità | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
20. | Riesco a limitare al tempo strettamente necessario la durata delle telefonate e degli incontri | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
21. | Ritengo che sia indispensabile dedicare tempo alla pianificazione | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
22. | Sono soddisfatto del mio attuale metodo di lavoro | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
23. | Sono alla costante ricerca di nuove idee | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
24. | Sono consapevole che i risultati di un anno di lavoro sono la somma dei risultati di ogni singolo giorno di lavoro | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
25. | Quasi mai mi succede di fare dei lavori che potrebbero essere fatti da altri | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
26. | Sono capace di utilizzare la sintesi nel leggere, nel parlare e nello scrivere | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
27. | Rispetto quasi sempre gli impegni presi e le scadenze | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
28. | Sono consapevole di quanto tempo dedico ad ogni attività nel mio lavoro | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
29. | Ho sempre ben presente la differenza tra l’importanza e l’urgenza di quello che faccio | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
30. | Le riunioni e/o gli incontri che organizzo con le altre persone finiscono nei tempi previsti | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
Ora che ha terminato di compilare il test, sommi i punteggi di ogni risposta:
- Punteggio totale tra 30 e 70: grandi margini di miglioramento;
- Punteggio totale tra 71 e 110: buoni margini di miglioramento;
- Punteggio totale tra 111 e 150: continui a lavorare sui piccoli dettagli per perfezionare ulteriormente il metodo di lavoro.
Tratto da: Gianluca Gambirasio (2015). Gestire meglio il tempo, Milano: Franco Angeli.
Immagine del quadro di Salvador Dalì, ‘La persistenza della Memoria’, noto anche come ‘Gli orologi molli’ (1931).
Auguri a tutti i papà! Come possiamo fare gli auguri in modo speciale?
Chiudiamo gli occhi. Richiamiamo alla mente il volto di nostro padre, o di quella figura che noi riteniamo padre.
La gratitudine può rendere la nostra vita più felice e più soddisfacente. Quando proviamo gratitudine, traiamo beneficio dal ricordo piacevole di un evento positivo della nostra vita e questo ci aiuta a far diminuire lo stress. Inoltre, quando esprimiamo la nostra gratitudine agli altri, rafforziamo il nostro rapporto con loro. A volte il nostro grazie è così distratto e veloce da perdere quasi significato. Oggi, con la ricorrenza della festa del papà, proviamo cosa significa esprimere gratitudine in modo profondo e ricco di significato.
Il regalo speciale è scrivere una lettera di gratitudine a nostro padre e consegnargliela di persona. Se non fosse più presente in questo mondo terreno, la scriviamo ugualmente e la leggeremo ad alta voce. La lettera descrive esattamente un fatto, un avvenimento … che nostro padre ha fatto per noi e come questo ha inciso sulla nostra vita. Accenniamo anche al fatto che spesso ci ricordiamo di quel suo gesto.
Scriviamo qualcosa di speciale!
Una volta scritta la lettera, lo chiamiamo e gli diciamo che vorremmo andarlo a trovare, ma senza specificare lo scopo della visita; questo esercizio è molto più divertente se contempla una sorpresa. Al momento dell’incontro, leggiamo con calma la lettera. Osserviamo le sue reazioni e le nostre. Se ci interrompesse, preghiamolo di ascoltare fino alla fine. Dopo avere letto la lettera (parola per parola), possiamo abbracciarlo e parlare del contenuto. Va bene anche una telefonata o, al limite, inviare la lettera; tuttavia l’effetto migliore si ottiene con la “lettura dal vivo”.
Se il nostro papà ci vegliasse dall’alto, dopo aver scritto la lettera, andiamo in un luogo calmo, tranquillo, speciale e dedichiamo almeno 5 minuti alla lettura ad alta voce della lettera. Lui, in quel momento, ci starà ascoltando…
Le grandi pietre della vita
Un anziano professore tenne un corso sulla pianificazione del tempo ad un gruppo di dirigenti.
Il professore li guardò uno ad uno e poi disse: “Adesso faremo un esperimento”.
Da sotto il tavolo estrasse un grosso recipiente di vetro. Lo mostrò ai dirigenti e lo posò sul tavolo. Poi tirò fuori una dozzina di sassi e, lentamente, uno alla volta li pose all’interno del recipiente. Quando fu pieno, di modo che non era più possibile aggiungerci un altro sasso, domandò: “Questo vaso è pieno?”
Tutti risposero di sì.
Il professore attese un attimo e poi aggiunse: “Veramente?”. Non fece in tempo a terminare la domanda che estrasse da sotto il tavolo un altro contenitore pieno di ghiaia. Versò i sassolini nel grosso recipiente e scuotendolo i dirigenti osservarono come la ghiaia andasse a occupare gli spazi vuoti tra i grossi ciottoli.
Il professore a quel punto osservò nuovamente i dirigenti e le loro facce incuriosite. “Adesso è pieno?”, chiese.
Uno dei dirigenti rispose: “Probabilmente no…”. “Bene” aggiunse il professore. Prese un secchiello di sabbia da sotto il tavolo e con delicatezza lo versò andando a colmare gli interstizi tra i grossi sassi e la ghiaia.
Il professore a quel punto domandò ancora una volta: “Questo vaso è pieno?” “No” risposero questa volta con sicurezza i dirigenti. Il professore li guardò ancora una volta e avvicinò a sé la brocca d’acqua situata sul tavolo dei dirigenti. La versò nel grosso vaso aggiungendola quindi ai grossi sassi, alla ghiaia e alla sabbia.
L’anziano professore alzò allora gli occhi verso il gruppo e domandò: “Quale grande verità ci dimostra questo esperimento?”
Uno tra i più coraggiosi disse: “Dimostra che anche quando si crede che la nostra agenda sia completamente piena, possiamo aggiungere altri appuntamenti, altre cose da fare.”
“No”, rispose il professore, “Non è questo. La verità è che se non mettiamo per primi i sassi più grossi, non ce li faremo entrare mai”.
Ci fu un profondo silenzio mentre ognuno dei dirigenti prendeva consapevolezza di quell’affermazione. Il professore allora aggiunse:
“Quali sono i sassi più grossi della vostra vita? La nostra salute? Il nostro partner? I nostri figli? Le nostre amicizie? Un progetto che vogliamo realizzare? Imparare? …
Ricordiamoci di mettere per primi nella propria vita i sassi più grossi perché non saremo in grado di aggiungerli in un secondo momento
Quali sono le grandi pietre della mia vita?
Posiamo quelle per prima nel nostro vaso.
Tratto da: Dr. Stephen R. Covey (1994) First Things First
Come migliorare il nostro team, la nostra azienda, il nostro ufficio? Da motivazione 2.0 a motivazione 3.0
Tutti noi possiamo migliorare il nostro team, non è solo compito del capo. E il team potrebbe essere anche la squadra di calcio che alleniamo o di cui facciamo parte, il coro di cui siamo Presidenti o a cui partecipiamo, il gruppo ricreativo del paese…
Iniziamo oggi l’avventura di entrare nel mondo luminoso della Motivazione 3.0
È molto probabile che ci capiti di vivere la sensazione di far parte di un gruppo in cui ci sia del divario tra la percezione e la realtà. Come colmare questo divario? Giocando a ‘di chi è questo scopo?’
Riuniamo i componenti del nostro team e diamo a ciascuno un foglio; chiediamo a tutti (anche a noi stessi) di scrivere una singola frase in risposta a questa domanda: Qual è lo scopo della nostra azienda (gruppo, associazione, coro)?
Raccogliamo i fogli e poi leggiamo le risposte ad alta voce (non il nome di chi ha scritto, non ci interessa!).
Dopo aver letto (possiamo anche scrivere le risposte su una lavagna…) chiediamo: Che cosa dicono? Le risposte sono simili e il gruppo tutto allineato verso uno scopo comune? O sono una diversa dall’altra, con alcune persone che credono una cosa, altre una completamente differente, e altre ancora che non hanno proprio nessuna idea?
Questo ‘sondaggio’ può offrire uno sguardo sull’anima dell’azienda, del gruppo… della cultura ‘aziendale’ che spesso viene dichiarata come ‘valore’ per poi notare un disallineamento tra le parole e i fatti.
Possiamo ottenere molto di più se ci ricordiamo di iniziare tutto ciò che facciamo chiedendoci innanzitutto il perché. Prima di tutto chiarezza dei perché. Non ci basta sapere che cosa facciamo, è vitale il perché. Immaginiamo un leader di una organizzazione che non sia in grado di spiegare con chiarezza perché l’organizzazione esista, perché ci siano quei team di lavoro… Come potrebbe aspettarsi che i dipendenti sappiano perché venire al lavoro? Se un politico non è capace di esprimere il perché aspiri a una carica pubblica al di là della frase di rito ‘per servire il popolo’, come possono gli elettori scegliere a chi dare fiducia?
Quello che noi diciamo, che facciamo sono una dimostrazione concreta delle cose in cui crediamo. Avere un perché significa credere in qualcosa.
Se le persone non sanno perché fanno ciò che fanno, come possiamo aspettarci che siano motivate a farlo?
Tratto da:
Daniel H. Pink, 2010, Drive. La sorprendente verità su ciò che ci motiva nel lavoro e nella vita, Etas, Milano,
Simon Sinek (2014). Partire dal perché. Come tutti i grandi leader sanno ispirare collaboratori e clienti, Franco Angeli.