E se fosse proprio la nostra stessa esperienza (anche traumatica, negativa) a precluderci il successo?

Pensiamo alle nostre esperienze di vita: sono di più quelle positive o quelle negative?
Idealmente le esperienze positive (che ricordiamo e vogliamo ricordare) dovrebbero essere predominanti. Perché?

Purtroppo, gran parte dei ricordi di molte persone è costruita su stati negativi. In questi casi la negatività penetra profondamente, si acuisce e intossica la mente, tanto che le reazioni tendono a essere esagerate rispetto all’effettiva realtà. Secondo gli psicologi Martin Seligman e Steven Sauter l’essere umano può acquisire «un atteggiamento di impotenza appresa». Cosa significa?

Seligman identificò un fenomeno imprevisto utilizzando le tecniche di Pavlov (il classico condizionamento) in alcuni esperimenti sui cani. Il fisiologo russo Ivan Pavlov aveva notato che quando ai cani veniva portato del cibo la loro salivazione aumentava. Poi scoprì che salivavano anche al suono di un campanello che preannunciava il cibo, e infine al solo suono del campanello, senza che alcun cibo fosse loro servito. I cani avevano ormai imparato ad associare il campanello al cibo.

Nel suo esperimento, invece di associare campanello e cibo, Seligman collegò il suono del campanello a una scossa innocua, imprigionando il cane in una specie di amaca durante la fase di apprendimento. L’idea era che dopo avere appreso tale associazione, il cane avrebbe dovuto provare paura al suono del campanello, fuggendo o manifestando qualche altro comportamento per evitare la scossa. Poi Seligman ripeté l’esperimento mettendo il cane che aveva subito il condizionamento in una gabbia divisa in due da un basso divisorio, una parte elettrificata, l’altra no. L’animale avrebbe potuto facilmente saltare il divisorio se avesse voluto, ma quando il campanello suonò non fece nulla. Lo scienziato decise allora di dare un’altra scossa al cane, e poi un’altra ancora, ma non accadde nulla: l’animale rimaneva nella sua posizione. Infine, quando Seligman mise nella gabbia un cane non condizionato, come previsto questo saltò immediatamente nell’altro lato. Quello che il cane condizionato aveva appreso quando si trovava nell’amaca era che scappare sarebbe stato inutile, pertanto non ci provava nemmeno quando le circostanze lo rendevano possibile. Il cane aveva imparato a essere impotente e passivo, in altre parole era diventato un ostaggio.

La teoria dell’impotenza appresa fu in seguito estesa al comportamento umano e fornì un modello per spiegare una condizione caratterizzata dalla mancanza di controllo sulla propria vita, uno stato di indifferenza e insensibilità. L’essere umano può imparare ad essere impotente, quando crede che qualunque iniziativa intrapresa sia inutile. Il sentimento di impotenza appresa produce conseguenze a livello cognitivo, motivazionale e emozionale.

Chi permette ai propri pensieri di diventare negativi tende a considerare la propria situazione senza uscita, più di chi ha una mentalità positiva. Purtroppo, molti di noi diventano ostaggi a causa della passività, sopportando il dolore — come i cani di Seligman — e senza riuscire a capire che possediamo la forza di reagire. Sentirsi impotenti avvelena l’individuo avvolgendolo in un senso di inadeguatezza o intrappolamento. Il veleno crea un ciclo di continue interpretazioni negative della realtà.

Possiamo cogliere il veleno nel nostro stato mentale semplicemente ascoltando le parole che usiamo. Ecco alcune frasi:

  • Non ho scelta
  • Sono in trappola
  • Mi sento malissimo
  • È una cosa che odio
  • Sarà un’altra di quelle giornate…

Simili frasi sono tipiche di un dialogo negativo con noi stessi, e nascono dal nostro mondo interiore. Tale dialogo, che avviene nella nostra mente, può tenerci in ostaggio oppure aiutarci a gestire la situazione. Sentiamo di essere in ostaggio quando avvertiamo che siamo costretti a fare qualcosa che non vogliamo fare, dopodiché manteniamo un’attitudine negativa. Una mentalità da ostaggio si fissa sugli elementi negativi, mostrandoci di continuo quello che non possiamo fare, quanto siamo impotenti e che non riusciremo mai a ottenere ciò che vogliamo.

E se un amico ci dicesse ‘starò sempre male’… ‘non sarò mai felice’, noi possiamo aiutarlo a riformulare la frase, ad esempio, con ‘ora sto male e questo dolore lo proverò ogni tanto’.
Possiamo cogliere l’opportunità di controllare il nostro linguaggio e, quindi, il nostro atteggiamento verso la vita e sviluppare nuove strategie di successo?

A noi la scelta!

 

Tratto da:

George Kohlrieser, 2011, La scienza della negoziazione. Come gestire i conflitti e avere successo (nella vita e nel lavoro), Sperling & Kupfer, pp.11-32.

Sheryl Sandberg & Adam Grant (2017). Option B. Affrontare le difficoltà, costruire la resilienza e ritrovare la gioia. HaperCollins.

Foto tratta da: https://www.linkedin.com/pulse/limpotenza-appresa-ossia-la-corda-dellelefante-andrea-laudadio/

Autore: Emanuela Chemolli

Emanuela dott.ssa Chemolli, Ph.D. Ha conseguito un dottorato in Psicologia delle Organizzazioni presso l’Università di Verona in collaborazione con Concordia University, John Molson School of Business (Montreal, Canada), un master in Marketing Management Territoriale (Accademia del Commercio e Turismo, Trento) e una laurea in Scienze dell’Educazione, Esperto nei processi formativi (Università di Verona). Ha esperienze lavorative sia nazionali (come trainer comportamentale, ricercatore, consulente aziendale) sia internazionali (ricercatore presso Concordia University, John Molson School of Business – Montreal, Canada; professore universitario presso il Dipartimento di Management e Imprenditorialità, Sawyer Business School, Suffolk University, Boston, USA). Membro della prestigiosa Society for Industrial and Organizational Psychology dal 2010, è esperta di motivazione al lavoro e i suoi argomenti, sviluppati sotto forma di training, consulenza e ricerca sono: Migliorare i risultati personali e aziendali attraverso programmi ad hoc inerenti a leadership e motivazione,essere manager oggi, benessere organizzativo, comunicazione (e disinformazione), felicità, stress lavoro correlato, sviluppo dei talenti e condivisione delle conoscenze, sviluppo dei team.

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